Roma, 1 marzo 2018 – Si è tenuto ieri nella sede del Comando in Capo della Squadra Navale a Roma il secondo incontro con la Marina Militare del Cluster marittimo italiano, rappresentato dalla Federazione del sistema marittimo italiano (Federazione del Mare) e dai Propeller Club nazionali, presenti anche alcuni rappresentanti di vertice delle Amministrazioni marittime.

“Nel corso dell’incontro, ha dichiarato il vicepresidente della Federazione del Mare e presidente nazionale dei Propeller Club Umberto Masucci, abbiamo potuto apprezzare il livello di grande efficienza della Squadra navale italiana e spiegare il fondamentale ruolo delle attività marittime per il Paese, 2^ potenza manifatturiera in Europa e 7^ nel mondo, povera di materie prime e grande esportatrice, 3^ tra gli stati del G20 per dimensioni della flotta mercantile di bandiera, grazie al registro internazionale e agli investimenti che ha promosso, leader nella costruzione di navi da crociera e da diporto, oltre che protagonista, assieme alla nostra componentistica, nel mercato di quelle militari. Abbiamo inoltre messo in evidenza l’esigenza di un maggiore coordinamento delle Amministrazioni civili in questo settore, così importante per l’Italia”.

L’incontro, organizzato dal Comandante in Capo della Squadra Navale Ammiraglio Marzano alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Girardelli, ha visto la partecipazione del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera Ammiraglio Pettorino, del Direttore generale per la Vigilanza sui porti ed il Trasporto marittimo Coletta del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, del Coordinatore-mare della Direzione generale degli Affari politici Bosio del ministero degli Affari esteri, dei presidenti delle Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale Spirito e dell’Adriatico settentrionale Musolino assieme a quella dei vertici di Assonave, Assorimorchiatori, Confitarma, Fedepiloti, Federagenti, Federpesca e Rina, testimoniando l’unità del Cluster marittimo pubblico e privato e la comune volontà di promuovere in Italia la marineria, secondo le tradizioni e gli interessi del Paese.”

 

 

Umberto Masucci, Vice Presidente della Federazione del Mare interviene il 30 gennaio a Napoli al “Workshop di approfondimento dedicato a giornalisti professionisti e pubblicisti iscritti all’Albo dei Giornalisti” organizzato da Gam Editori Srl e Porto e Interporto, con il patrocinio, tra gli altri di Confitarma. L’obbiettivo del workshop è dare ai partecipanti una conoscenza del mondo dei trasportie della logistica attraverso la testimonianza di professionisti di settore.

 

Il sistema marittimo, la logistica e l’industria manifatturiera trovano in Italia una naturale e necessaria interdipendenza. Il nostro è un paese marittimo, dove lo sviluppo economico e sociale è sempre stato legato a quello delle sue tante città costiere, fondamentali anche per la parte continentale del Paese. Siamo una grande potenza manifatturiera con poche materie prime, dove gli approvvigionamenti all’industria arrivano in massima parte via mare, qui da noi vengono lavorati e i prodotti spesso esportati oltremare. L’impatto sull’economia italiana delle attività marittime tocca certo, quindi, gli aspetti più legati alla loro dimensione logistica. Esso coinvolge tuttavia anche gli altri settori produttivi, manifatturieri e terziari, dell’economia: il cluster marittimo spende infatti ogni anno circa 20 miliardi di euro in acquisti di beni e servizi. Per questo, la Federazione del Mare da anni si preoccupa che qui, al centro della vita economica e finanziaria del Paese, sia ben presente il ruolo e l’importanza delle attività marittime per l’Italia e così si spiega la nostra rinnovata decisione di promuovere anche quest’anno la manifestazione Shipping, Forwarding & Logistics Meet Industry.

Del resto, non dimentichiamo che il trasporto marittimo, con la logistica connessa, serve il 90% del commercio mondiale, commercio che nell’ultimo decennio è cresciuto da 6 a 10 miliardi di tonnellate e salirà nel 2030 a 17 miliardi. Ciò significa che l’integrazione tra le varie aree del pianeta e il loro sviluppo, che sta portando ad un incremento del reddito medio anche nel terzo e quarto mondo (e alla fuoriuscita di molti paesi da situazioni di povertà insostenibili), non sarebbero possibili senza il trasporto marittimo di materie prime, di merci alimentari, di beni semilavorati e finiti.

 

 

Si è svolta nei giorni scorsi nella Sala dei Capitani di Palazzo S. Giorgio a Genova il seminario ‘Il mare e il prodotto interno lordo’, organizzato dalla Federazione nazionale dei        Cavalieri del lavoro nell’ambito di una nuova iniziativa didattica che porterà ogni anno gli studenti del Collegio universitario ‘Lamaro Pozzani’, da essi sostenuto, a visitare una differente città italiana significativa per un particolare settore della produzione industriale di beni o servizi.


Dopo un saluto di Paolo Emilio Signorini, presidente del Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, sono intervenuti: Marco Baldi, responsabile area territorio ed economia Censis, che ha illustrato dimensioni e caratteri delle attività marittime nei Rapporti sull’economia del mare; Umberto Masucci, vicepresidente Federazione del Mare, intervenuto sul cluster marittimo come fattore di sviluppo in Italia; nonché i cavalieri del lavoro: Alcide Ezio Rosina, vicepresidente Confitarma, soffermatosi sull’economia dello shipping; Ugo Salerno, presidente a. d. RINA SpA , che ha messo l’accento sull’importanza dello shipping nell’equilibrio politico ed economico globale, specialmente alla luce delle nuove iniziative cinesi. Ha concluso Giovanni Novi, presidente Gruppo ligure dei Cavalieri del lavoro.

Nel suo intervento, Umberto Masucci ha osservato: “Mi pare significativo che, nell’avviare un nuova attività didattica, il Collegio universitario dei Cavalieri del lavoro abbia voluto dare spazio in primo luogo alle attività del cluster marittimo, che trovano a Genova la loro sede più tradizionale. L’Italia è un paese con un enorme sviluppo costiero e insulare, ricco di insediamenti e città che hanno centrato il loro sviluppo economico e sociale sulle attività legate al mare: quella italiana è la seconda industria manifatturiera d’Europa e riceve la maggior parte delle materie prime e semilavorate attraverso i porti, le trasforma e le esporta di nuovo per mare. La nostra flotta mercantile è tra le principali (la bandiera italiana è la terza tra gli stati del G20), così come la  cantieristica e la nautica. Il nostro paese è al primo posto in Europa come meta croceristica. E tutto ciò ha ricadute importanti su tutta l’economia: ogni anno, 20 miliardi di euro in beni e servizi vengono acquistati dalle imprese del cluster marittimo negli altri settori economici”

Marco Baldi, a sua volta, ha ricordato come siano passati più di 20 anni da quando la Federazione del Mare e il Censis pubblicarono il 1° Rapporto sull’Economia del Mare, mettendo a punto un sofisticato metodo di stima del valore economico e occupazionale del cluster marittimo italiano. “Nel confronto con il passato emerge chiaramente che le attività che hanno a che fare con il mare –  dallo shipping, alla cantieristica, alla nautica, passando per le svariate attività portuali e per la pesca – presentano un livello di scambio e di integrazione con altre branche dell’economia sempre più stretto. A conferma di questo è importante segnalare che mentre le unità di lavoro impegnate direttamente nelle attività marittime sono cresciute negli ultimi 20 anni del 39,3% (circa 48.000 unità in più), quelle nelle attività “a monte e a valle” della filiera marittima sono cresciute del 61% (+162.600). L’economia del mare, dunque, si conferma un ambito nel quale le attività e gli investimenti settoriali giocano un importante ‘effetto traino’ su ampie porzioni dell’economia nazionale. L’ultimo Rapporto sull’economia del Mare, presentato alla fine del 2015, ha confermato che le attività marittime costituiscono uno dei settori più dinamici dell’economia italiana contribuendo al PIL nazionale per 32,6 miliardi di euro (2,03%) e occupando circa il 2% delle forze di lavoro del Paese (471mila persone fra addetti diretti ed indotto)”.

 

 

Il 27 settembre, alle 7.10, il vicepresidente della Federazione Umberto Masucci interverrà su Rai 1 nel corso della trasmissione Unomattina, per parlare delle dimensioni dell’economia marittima e della sua importanza per il Paese, anche alla luce del caso Fincantieri – STX.

http://www.raiplay.it/video/2017/09/Accordo-Fincantieri-STX-per-laposacquisizione-del-27092017-67c5d0e7-3fbe-4bb3-b097-c36f8f93b90f.html

 

 

 

L’economia del mare in Italia è un segmento molto importante per lo sviluppo del Paese. Una fotografia del settore a circa un anno dall’entrata in vigore della Riforma della Portualità e della Logistica e della normativa Solas sulla pesatura dei container. Massimo De Donato ne parla con Umberto Masucci, vicepresidente Federazione del Mare su Radio 24

Link: Radio 24

 

 

 

Il Vicepresidente della Federazione del Mare, il cluster marittimo italiano, Umberto Masucci interviene a Linea Blu sull’importanza del Porto di Gioia Tauro e dell’Economia Marittima

 

http://www.raiplay.it/raiplay/video/2017/08/Linea-Blu-Bagnara-Palmi-8584bbd5-ef2f-41ac-a45b-a79036e8a58e.html

 

L’intervento di Masucci parte dal minuto 44

(ANSA) – MILANO, 2 FEB – In Italia la cosiddetta “Economia del mare” è un mondo complesso che coinvolge porti, armatori, imprese di trasporti, infrastrutture (stradali e ferroviarie), logistica. Ma tutti sono concordi nel ritenere che l’Italia ha un potenziale vantaggio rispetto al resto dei suoi competitor: è – geograficamente – la naturale “porta d’ingresso” per le merci che puntano sul Mediterraneo per entrare in Europa. E’ “un vantaggio geografico enorme” che andrebbe sfruttato meglio, e per questo sarebbe opportuno creare un Ministero del Mare.

E’ quanto emerso oggi a Milano ad un convegno in Assolombarda che per due giorni vede riuniti i rappresentanti di tutte le principali realtà del settore: enti pubblici (dal Ministero alle Autorità Portuali), associazioni di categoria, industria privata. Il mondo della cosiddetta “economia del mare” (logistica, trasporti, portualità) “da atto” al Governo, e in particolare al ministro Graziano Delrio, che dopo anni di stallo “negli ultimi 24 mesi qualcosa si è messo in moto” per quanto riguarda portualità e logistica. Ma non basta, si può e si deve fare di più, perché l’Italia ha tutto da guadagnare a dotarsi di infrastrutture portuali, autostradali e ferroviarie efficienti.

“La sola logistica – ha rilevato Assolombarda – costa al sistema 13 miliardi di euro l’anno”. Per questo l’incontro “Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry”, organizzato dall’ associazione International Propeller Clubs, Federazione del Mare, Assologistica e altri punta a mettere a confronto Logistica e Shipping con l’Industria. “E’ incontro decisivo – ha sottolineato il presidente nazionale dei Propeller Clubs, Umberto Masucci -. Tutti dobbiamo dare atto che il ministro Delrio ha cambiato una situazione che si era fatta stagnante. La nostra portualità è cambiata. Ora bisogna passare alla fase dell’implementazione. Per l’industria italiana quello della portualità può essere il tema vincente”.

La riforma dei porti varata dal Governo Renzi e che il Governo Gentiloni sta portando avanti consente di aprire per l’Italia quella che è stata definita una “fase intermodale” non solo nuova, ma fondamentale per la competitività dell’intero sistema. Lo ha riconosciuto anche Paolo D’Amico, presidente della Federazione del Mare, l’organizzazione che raggruppa i diversi comparti del cluster marittimo italiano. “In Italia – ha ricordato D’Amico – siamo passati da 6 a 10 miliardi di tonnellate di merce all’anno via mare. I nostri porti registrano 4.600 ‘toccate’ di navi da crociera. E in Italia, siamo campioni nei trasporti ro-ro passenger ship (traghetti), campioni nel trasporti di prodotti chimici, campioni nel trasporto dei beni alimentari, campioni nelle crociere”. Per tutto questo secondo d’Amico lo Stato, “che pure si sta muovendo nella giusta direzione”, dovrebbe dotare il sistema di “Ministero del Mare vero e proprio. Altrimenti tra Infrastrutture, Lavori Pubblici e Pubblica Amministrazione si fa confusione”. Le attività marittime producono ogni anno beni e servizi per un valore pari a 33 miliardi di euro (2% del pil), di cui 6,2 miliardi esportati, fornendo occupazione a 500 mila persone.

“Guai se passasse l’idea di Trump secondo cui il protezionismo è un bene. Per l’Italia, che vede nelle sue merci uno dei suoi elementi di ricchezza, sarebbe un disastro” ha concluso D’Amico.

 

A questo link l’articolo de La Stampa con le dichiarazioni rilasciate da Paolo d’Amico al Meeting di Milano Shipping Forwarding &Logistics meet industry: La Stampa

Al link del Canale You Tube della Federazione Le interviste di Paolo d’Amico, Presidente della Federazione del Mare Riccardo Fuochi, Presidente The International Propeller Club of Milan e Rosario Bifulco, Vice Presidente Assolombarda a Shipping, Forwarding&Logistic Meet Industry, Assolombarda Milano 2 Febbraio 2016: Clicca qui