Assiterminal esprime una viva preoccupazione al riguardo del documento contenente le “linee guida” per il rilascio delle concessioni demaniali portuali .  Di seguito i 3 punti che costruiscono un impianto che riteniamo totalmente sbagliato e pericoloso per la portualità italiana.

Questo provvedimento è un pasticcio istituzionale, giuridico, in parte in contrasto con il Trattato di Funzionamento della Unione Europea (TFUE), in particolare in materia di concorrenza.

Il risultato che produce è quello di confondere e alterare un assetto istituzionale, attribuendo funzioni esorbitanti ed ultronee ad una Autorità Regolatrice, ART, snaturando così la funzione della Istituzione concedente, il MIT per il tramite delle ADSP. Non solo non si procede in alcun modo sulla tanto sbandierata strada delle semplificazioni, ma si complicano procedure e livelli di interlocuzione in modo compromissorio rispetto al futuro equilibrio del sistema;

È la palese dimostrazione della assoluta mancanza di cultura industriale di chi lo ha prodotto e concepito. Ai Piani di impresa dell’attuale sistema concessorio, pare si  sostituiscano, enfatizzandolo, il ruolo della sola componente finanziaria, oltre tutto attribuendo una premialità ai progetti industriali con basso tasso di rischio di capitale (WACC) contraddicendo così uno dei principi fondanti l’identità dell’impresa: la componente di rischio. È chiaro che nessuno voglia spingere alla avventatezza dei progetti industriali sottesi al rilascio delle concessioni. Ma attribuire una così fondamentale funzione al solo progetto finanziario (peraltro prodotto da uno schema affidato ad ART) snatura la nostra identità industriale e ci fa ripiombare nella dimensione di servizio che abbiamo sempre combattuto, anche internamente alla nostra associazione. Non a caso l’approccio è lo stesso delle concessioni autostradali, ferroviarie e aereoportuali, con richiami, peraltro molto poco comprensibili sul piano giuridico, alle procedure di appalto.

È sorprendente l’assordante silenzio di Assoporti e dei Presidenti delle ADSP, di fatto espropriati di prerogative essenziali. ART si accinge a diventare un mostro di dimensioni abnormi per poter svolgere una funzione non propria, alla faccia della semplificazione e dei costi in capo allo Stato.

Dobbiamo quindi esprimere il nostro giudizio netto, non per rompere con alcuno, ma per richiamare tutti gli attori del sistema ad una revisione dei principi cardine che tutelano e sviluppano la portualità italiana. L’obiettivo è quello di riaprire il confronto.

Se ciò non avverrà,  come invece speriamo e operemo affinché avvenga, ci riserviamo di procedere alla

impugnazione del provvedimento (per la propria incongruenza rispetto al principio della gerarchia delle fonti e per i palesi contrasti con il TFUE)

Ci riserviamo inoltre una valutazione relativa ai rapporti tra concessionari e Art, il cui ruolo risulta stravolto ed esorbitante rispetto alla funzione regolatoria assegnatale dalla legislazione italiana ed europea.

ASSITERMINAL a confronto con il cluster marittimo nazionale

Quest’anno ASSITERMINAL organizza un’intera giornata di confronto e proposte sulla portualità e dintorni, coinvolgendo aziende, istituzioni e politica in un serrato dibattito che si terrà

martedì 18 aprile p.v. dalle h. 9.30-18.30, a Roma in p.zza Ss Apostoli (Palazzo Colonna – Sede Federazione del mare)

locandina DEFINITIVA

con il Programma ed il link per la registrazione all’evento

 

Durante il Convegno Progetto Mare, organizzato da Confindustria il 12 maggio 2022, Luca Becce, presidente Assiterminal, è intervenuto alla tavola Rotonda “Governance e riforme, infrastrutture e intermodalità”.
Rispondendo alle domande di David Parenzo, Luca Becce ha affermato che in questi ultimi decenni il mondo della logistica ha conosciuto una profonda trasformazione che ne ha mutato radicalmente le caratteristiche, con una sempre più stretta connessione con la dimensione industriale e produttiva e con una sempre crescente dinamica di globalizzazione nella competizione economica.
Nel settore dei trasporti marittimi ciò si è visto in modo ancora più radicale in quanto esiste una relazione stretta fra il fenomeno delle mega ship e la concentrazione che verificatasi nel settore.
Di fronte a ciò è sempre più importante un approccio strategico ai temi dello sviluppo infrastrutturale, materiale e immateriale (digitalizzazione).
Il fallimento della “riforma Del Rio” è il fallimento in Italia dell’impostazione del Piano strategico Nazionale delle infrastrutture e della Logistica del 2015, che portava al livello nazionale la necessità di allocare le scelte strategiche infrastrutturali per connetterle con la dimensione economica e politica europea.
Tutto ciò si è scontrato ed è stato minato dalla scellerata riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, in materia di concorrenza tra Stato e Regioni, con gli effetti a cascata sulla logica della riforma L.169 vanificando nei fatti la logica sottesa agli accorpamenti delle 25 AP nelle nuove ADSP, che avrebbero dovuto significare non una fusione burocratica delle vecchie AP ma il subentro di una logica di sistema coordinato dal tavolo nazionale dei presidenti delle ADSP presieduto dal Ministro e competente sulle scelte di sviluppo infrastrutturale portuale, che mettevano al centro, dal Piano strategico, non nell’estensione delle opere portuali ma la connessione dei porti con i mercati.
La discussione, peraltro surreale in questo quadro, sulla natura giuridica delle ADSP rappresenta non un tentativo di sviluppare e ripristinare quella logica strategica, ma al contrario di restaurare una logica ancora più localistica.