La XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha indetto il 30 maggio un’audizione dei rappresentanti delle organizzazioni di categoria del comparto pesca e delle associazioni maggiormente rappresentative del medesimo settore nell’ambito dell’esame del “Piano d’azione UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente” (COM(2023) 102). La Direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, è intervenuta ribadendo la posizione contraria di Federpesca, e pertanto portando la voce di migliaia di pescatori e imprese.

“Si tratta di un attacco frontale alla pesca a strascico europea basata su dati scientifici non aggiornati e senza alcuna valutazione di impatto sociale ed economico: il settore della pesca a strascico in Europa contribuisce per il 30% degli sbarchi totali di prodotti ittici e al 40% dei ricavi, con 7.000 imbarcazioni di cui circa 2.000 italiane.” – ha dichiarato la Dott.ssa Biondo – “Oltretutto, pur non essendo un atto legislativo vincolante per gli Stati membri, questo Piano d’Azione è destinato ad influenzare la futura regolamentazione della pesca, su cui già gravano indirizzi ed obiettivi di diverse direttive e strategie della politica ambientale comunitaria. Per questo auspichiamo fortemente che dal prossimo Consiglio Agrifish di fine giugno giunga un segnale forte e chiaro di opposizione all’approccio espresso dal Piano, rigettando l’ipotesi di phasing out degli attrezzi di cattura mobili di fondo (strascico e draghe) da tutte le aree Natura 2000 ed al di fuori di queste, riportando la politica di protezione dell’ambiente entro limiti di sostenibilità economica e sociale delle misure.”

“L’obiettivo della Commissione europea dovrebbe essere piuttosto quello di accompagnare il settore verso un riorientamento energetico e tecnologico tale da garantire una maggiore sostenibilità ambientale, per la quale il settore ittico si sta impegnando, senza tralasciare quella economica e sociale.” – continua la Direttrice Biondo – “E’ chiaro come la domanda di prodotto che non viene soddisfatta dal prodotto nazionale sarà ancora di più colmata da prodotto importato da Paesi esteri che molto spesso non rispettano la nostra stessa legislazione in materia di ambiente, sicurezza e lavoro. In questo senso ridurre la capacità produttiva delle nostre imprese significa mettere a repentaglio la sicurezza e l’autonomia alimentare dell’Ue, dimostrando una miopia strategica del ruolo dell’Unione Europea da parte del Commissario Sinkevičius” – ha così concluso la Dott.ssa Biondo.