Il mondo marittimo è riunito dal 1994 nella Federazione del Mare.
Essa costituisce il cluster marittimo italiano e vuole rafforzare la conoscenza del Paese e della sua classe dirigente circa l’importanza economica e sociale delle attività legate al mare.
A tal fine, sono stati via via elaborati assieme alla fondazione Censis una serie di rapporti che definiscono il contributo delle attività marittime, siano esse produttive di beni e servizi o istituzionali, allo sviluppo e all’occupazione, mettendo in evidenza come esse si pongano tra i settori economici nazionali più dinamici e svolgano un ruolo di grande importanza nel definire l’assetto non solo logistico, ma anche manifatturiero e terziario del Paese.

Industria armatoriale e trasporti marittimi, portualità e connessi servizi logistici e di agenzia, naval-meccanica e cantieristica navale, nautica da diporto, pesca, ricerca, organismi istituzionali che svolgono attività di difesa, amministrazione, coordinamento, previdenza e sicurezza in campo marittimo: la quota di beni e servizi prodotti da queste attività supera il 2% del totale nazionale, investendo realtà che vanno oltre quelle tradizionalmente legate ai territori che si affacciano sul mare e giocando un ruolo fondamentale nell’integrazione dell’Italia nei mercati internazionali. 
Un nuovo studio, il V Rapporto sull’economia del mare, che aggiorna i dati e ne sottolinea la sostanziale tenuta complessiva, pur nel periodo di prolungata crisi economica attraversato dall’Italia, sarà presentato a Milano, in Palazzo Turati, la mattina di venerdì 23 ottobre prossimo, in coincidenza con la convention dell’International Propeller Club of Italy  e in collaborazione con la locale Camera di commercio, a sottolineare con l’illustrazione di questo Rapporto al mondo economico-finanziario, che ha qui il suo centro principale, il ruolo strategico della città lombarda.