Il 1° ottobre a Napoli, nella sede dell’Istituto italiano per gli studi storici, si è tenuto il convegno Il Mediterraneo nella storia: da Mare a Medio Oceano, organizzato dalla Federazione del Mare, durante la Naples Shipping Week,

Il presidente Mario Mattioli ha aperto l’evento ricordando che con questo evento iniziano le celebrazioni dei primi 30 anni della Federazione del mare che ha riunito esponenti del cluster marittimo italiano, esperti di geopolitica, economia e storia del Mediterraneo, nonché rappresentanti delle istituzioni per fare il punto sul “mare nostrum” e sulla sua evoluzione che negli ultimi anni ha ulteriormente rafforzato la sua centralità negli scenari mondiali.

Ha proseguito leggendo un messaggio di saluto e di auguri del ministro della Cultura Alessandro Giuli nel quale sottolinea che il Mediterraneo non è più il vecchio teatro di una competizione locale, ma, via di collegamento fra l’Atlantico e l’lndo-Pacifico, è oggi al centro della grande partita per l’egemonia planetaria. Si tratta di una partita vitale per i futuri equilibri mondiali, in un contesto internazionale di grande incertezza che vede in campo il nostro Occidente da una parte e le grandi potenze antagoniste, Cina in testa, dall’altra, con l’Italia che, forte della sua collocazione geografica e pilastro sia dell’Unione Europea che dell’Alleanza Atlantica, è ovviamente un giocatore di primo piano. Per l’Italia si tratta di una opportunità storica per la sua economia ma anche per la cultura, la ricerca e l’innovazione, come a una occasione imperdibile per valorizzare un grande spazio geopolitico che può esaltarla come protagonista della scena globale. (Messaggio del Ministro Giuli_ Il Mediterraneo nella storia da Mare a Medio Oceano)

Natalino Irti, Presidente Istituto italiano per gli studi storici: “Oggi, tra ombre di guerra e torbidi conflitti fra Stati, si riaprono problemi che non possono rimanere estranei né alla più sciolta fisionomia di questo Istituto né alla nostra coscienza di cittadini. Questo convegno ci aiuta a percorrere insieme un altro tratto di quel dialogo, di quell’apertura, intravvista dal nostro grande allievo Rosario Romeo ed ora perseguita dall’Istituto in tali forme più moderne, che oggi giungono a toccare il destino del Mediterraneo.”

Fabrice Maire, Presidente European Network of Maritime Clusters, ha rivolto un saluto ed un augurio alla Federazione del mare che è stata tra i primi cluster europei ad aderire a ENMC e che detiene la Vice-Presidenza. (ENMC_Presentation_2024)

Umberto Masucci, Presidente International Propeller Club formula gli auguri per il trentennale della Federazione del Mare sottolineando che l’evento odierno con gli autorevoli interventi del presidente dell’Istituto Italiano Studi Storici Natalino Irti e Girolamo Imbruglia  testimoniano che la Naples Shipping Week non è solo business ma storia, cultura, scienza, università del mare.

Coordinati da Mario Mattioli, i lavori dell’evento sono proseguiti con le tre relazioni chiave sugli aspetti geopolitici, economici e storici dello sviluppo del Mediterraneo.

Lucio Caracciolo, Direttore Limes, ha inquadrato dal punto di vita geopolitico la situazione attuale del Mediterraneo che, naturalmente, risente di tutti gli eventi di questo periodo. (La presentazione di Lucio Caracciolo)

Massimo De Andreis, Direttore generale SRM: “Il Mediterraneo con oltre il 20% dei traffici mondiali conferma la sua centralità nel commercio marittimo globale e, dal punto di vista economico oltre che geo-politico, rafforza la sua dimensione di Medio Oceano. E’ infatti al centro di un’area marittima molto più vasta che lo vede essere punto di approdo e di transito tra Asia e Europa (pensiamo al ruolo della Belt & Road Cinese e del nuovo corridoio IMEC che parte dall’India) ma anche verso la Costa Atlantica degli Stati Uniti che resta asse centrale del commercio mondiale. Con due punti nevralgici: Suez e Gibilterra. Non a caso le gravi tensioni in Medio Oriente hanno avuto come effetto di rallentare i fluissi commerciali mondiali con un calo del 49% dei passaggi nel Mar Rosso con conseguenze negative anche per Gibilterra. Ma è una situazione contingente. La dimensione “ampia” del Mediterraneo si rafforza invece anche verso Sud dove proprio il nostro Paese può svolgere un ruolo di “ponte” essendo hub logistico ed energetico tra Europa e Nord Africa. In tutto questo scenario la portualità italiana che movimenta il 50% dell’import-export italiano in volume rappresenta un pilastro per l’economia nazionale ed europea”. (La presentazione di Massimo Deandreis)

Girolamo Imbruglia, Università di Napoli l’Orientale, ha ricordato che la storia del Mediterraneo è una storia singolare. È uno specchio che fa vedere oltre quello che vi si riflette. La sua storia non è fatta soltanto dai conflitti, dagli scambi mercantili, dai movimenti delle idee e degli uomini e delle donne dei paesi che vi si affacciano e che ne hanno trasformato e ne trasformano la vita. Ma con pari, nitida chiarezza vi si coglie il riflesso delle società extra-mediterranee, dei loro usi, politiche, valori, con le quali si intrecciarono relazioni dalla più remota antichità, dall’Oriente di Alessandro Magno alla Cina di Marco Polo, fino alla scoperta delle terre oceaniche a partire dal 1492. È la storia di una doppia alterità, interna e esterna. Oggi, attraverso la storia globale delle civilizzazioni è possibile ricostruire la complessa e profonda storia del Mediterraneo, dalla quale emerge la sua identità di carrefour tra le società del mondo.

Nel corso del Panel dedicato alle priorità degli operatori della blue economy e alle loro proposte di fronte ai nuovi scenari,

Nel suo intervento, il Vice Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, Ammiraglio Ispettore Sergio Liardo, ha affrontato le sfide e priorità degli operatori della Blue Economy, con particolare attenzione agli attuali scenari geopolitici nel Mediterraneo. La Maritime Security e la Safety dei trasporti marittimi sono al centro dell’attenzione, con un impegno costante per garantire la sicurezza delle rotte e la sostenibilità dei traffici. In questo contesto, la digitalizzazione delle procedure, attraverso il progetto “National Single Window”, rappresenta un passo cruciale per semplificare le pratiche e aumentare l’efficienza operativa. Il Vice Comandante ha sottolineato anche l’importanza della collaborazione con altri enti istituzionali, come l’Agenzia delle Dogane, per velocizzare lo sdoganamento delle merci, riducendo i tempi di attesa e migliorando la competitività dei porti italiani a livello europeo. Nonostante le limitate risorse umane, il Corpo continua a garantire elevati standard di servizio grazie a tecnologie avanzate e programmi di formazione.

L’obiettivo è rafforzare la competitività dei porti italiani, sfruttando la digitalizzazione per migliorare l’efficienza e ridurre la burocrazia, mantenendo elevati livelli di sicurezza e affidabilità.

Tomaso Cognolato, Presidente Assiterminal ha espresso alcune preoccupazioni in merito alla fragilità delle dinamiche dei diversi settori merci che rispetto al 2023 non fanno intravvedere alcuna ripresa, contrariamente a quello che accade, ormai con costanza per gli ambiti crociere e traghetti. Ancor più evidente quindi la necessità di una regia centrale che possa governare scelte, pianificazioni, investimenti in un contesto che subisce sempre più variabili di mercato anche a causa delle dinamiche che la geopolitica genera. L’attenzione che il governo sta concentrando sulla blue economy è certamente un segnale politico incoraggiante a cui devono seguire azioni concrete: transizione energetica, digitale, shift modale necessitano di strumenti concreti e di dialogo costante con le Imprese riducendo il più possibile le intermediazioni

Per Zeno D’Agostino, Presidente ESP, il Mediterraneo e la portualità che su esso si affaccia, sono divenuti negli ultimi anni sempre più strategici. Questo chiaramente coinvolge l’Italia, i suoi porti e la sua politica marittima. La portualità nazionale è interessata da dinamiche che non sono più solamente di mero trasporto di merci e di passeggeri ma legate allo sviluppo dell’economia sommersa (basti pensare al ruolo geopolitico di cavi sottomarini e pipelines) e dall’evoluzione legata alla transizione energetica complessiva del paese che vede nei porti uno degli elementi fondamentali e trainanti di questo fenomeno. Tutti questi elementi messi insieme, determinano l’elaborazione di strategie e di alleanze tra settore pubblico e privato tra contesti locali, nazionali ed europei, tra continenti e nazioni, protagonisti della politica e dell’economia globale. Oggi, la portualità del Mediterraneo è fondamentale e riflettere sul suo sviluppo, soprattutto in Italia e nel Mezzogiorno, diventa indispensabile.

Per Luca Sisto, Direttore generale Confitarma, il Mediterraneo, crocevia di culture e commerci per millenni, è tornato a essere centrale nelle dinamiche globali, come sottolineato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che lo descrive come uno spazio di connessione tra l’Atlantico e l’Indo-Pacifico. Un mare cruciale, soprattutto per l’economia italiana: la blue economy del nostro Paese, con 227.975 imprese e oltre un milione di occupati, genera un valore aggiunto diretto di 64,6 miliardi di euro, che, considerando l’indotto, raggiunge i 178 miliardi di euro, pari al 10,2% del PIL nazionale. Tuttavia, i delicati equilibri economici che legano l’Italia all’economia globale sono minacciati da crisi persistenti, quali il conflitto in Ucraina, la guerra in Medio Oriente, i flussi migratori provenienti dalla regione saheliana e l’instabilità del Mar Rosso. Tali criticità incidono non solo sulla sicurezza e sulla libertà della navigazione, ma anche direttamente sulla vita dei cittadini italiani ed europei. In questo contesto, è necessaria una rinnovata attenzione sulla strategicità del Mediterraneo, considerati gli stretti legami di interdipendenza globale e le rilevanti implicazioni ambientali. In particolare, la transizione verso una blue economy sostenibile, legata alla sfida green, è destinata a ridefinire i rapporti economici e le dinamiche geopolitiche della regione.

Al centro del successivo panel le politiche e le iniziative concrete per affrontare le nuove sfide dell’underwater

Amm. Sq. Salvatore Vitiello, Comandante del Comando Logistico della Marina Militare: “Le comunicazioni digitali viaggiano per il 98% su dorsali e su cavi sottomarini e in tale contesto, la Marina Militare partecipa alla sicurezza delle operazioni condotte dalle nostre Unità posacavi e degli impianti utilizzati per la ricerca, estrazione e trasporto idrocarburi. Alla luce degli attuali scenari è necessario disporre di un ampio ventaglio di capacità dispiegabili anche ad altissime profondità, in grado sia di garantire il controllo della dimensione subacquea, comprese le infrastrutture che vi risiedono, sia adeguate capacità di intervento per fronteggiare eventuali minacce. Ma perché questo avvenga è necessario innanzitutto disporre di tecnologie. Questa considerazione costituisce il motivo fondante dell’iniziativa che ha portato alla costituzione del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, un inedito modello di hub tecnologico e un’incisiva espressione di “Sistema-Paese”, per la tutela dei vitali interessi nazionali, correlati al mondo sommerso. Grazie a uno spiccato carattere interministeriale e interdisciplinare, il Polo funge da catalizzatore del cluster dell’underwater, aggregando e valorizzando le eccellenze nazionali impegnate a qualsivoglia titolo nel segmento dell’innovazione subacquea, siano esse istituzioni, grande, media e piccola impresa, start-up, mondo accademico e centri di ricerca.” (La presentazione di Amm. Sq. Salvatore Vitiello

Biagio Mazzotta, Presidente Fincantieri, ha affermato che “La subacquea, esattamente come lo spazio e il mondo cyber, rappresenta uno degli ambiti su cui si giocheranno le sfide fondamentali degli equilibri geopolitici e dell’innovazione tecnologica del futuro, con un impatto significativo sia in termini economici che occupazionali, specialmente per il nostro Paese. La sinergia fra Istituzioni, Industria e Forze Armate rappresenterà l’elemento distintivo con il quale l’Italia potrà garantire la propria sicurezza nazionale, lo sviluppo della propria economia e delle sue nuove frontiere tecnologiche. Fincantieri può partire dalle competenze storiche sviluppate per la costruzione dei sommergibili, sono 180 quelli costruiti fino ad ora, ed estenderle ad altri ambiti di applicazione, dove occorre una tecnologia specifica per lavorare in profondità. Questo indirizzo strategico, delineato dal piano industriale 2023-2027, ha già visto il raggiungimento di numerosi obiettivi.”

Chiara Petrioli, CEO di WSense, società italiana leader nelle reti di comunicazione subacquea senza fili, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del varo, nell’ultimo Consiglio dei Ministri, del disegno di legge “Politiche della dimensione subacquea”. Chiara Petrioli ha sottolineato come “l’insieme delle grandi, medie e piccole imprese attive nel settore vede il nostro Paese in prima fila per affrontare la rivoluzione delle attività subacquee, per la protezione dell’ambiente, la sicurezza delle infrastrutture strategiche ed energetiche, lo sviluppo di nuove attività, lo studio del cambiamento climatico”. Nel descrivere le attività di WSense, Chiara Petrioli ha richiamato la collaborazione in corso con l’INGV per il monitoraggio in continua e in tempo reale, con i dati trasmessi in superficie, della temperatura e della Co2 disciolta in acqua e altri valori dei fondali dei Campi Flegrei e di Panarea, “esempio di virtuosa collaborazione tra società deep tech e Istituti nazionali di ricerca”, ha concluso la CEO di WSense. (La presentazione di Chiara Petrioli)

Secondo Ugo Salerno, Executive Chairman Rina SpA, anche se il fondo del mare è una delle aree meno esplorate del nostro pianeta e lo conosciamo ancora molto poco, stiamo comprendendo che può rappresentare una risorsa estremamente preziosa per affrontare le sfide attuali, inclusa quella che ritengo sia la più grande sfida che l’umanità abbia mai affrontato: la transizione energetica. La crescita della produzione di energia rinnovabile offshore e l’esigenza di creare reti energetiche e di trasmissione dati sempre più interconnesse a livello internazionale porteranno a un’espansione significativa della rete di cavi subacquei necessari. In particolare, siamo sempre più affamati di dati. Già oggi, oltre il 95% di essi passa attraverso cavi sottomarini, e con la crescita dell’intelligenza artificiale, avremo sempre più bisogno di trasmettere dati per supportare le sue capacità avanzate e le sue applicazioni in continua espansione.  Alcuni dei materiali fondamentali per la filiera dell’energia rinnovabile sono sempre più scarsi sulla superficie terrestre e il loro reperimento crea impatti ambientali sempre maggiori e meno sostenibili, mentre sembra che ve ne sia disponibilità in quantità significative sotto la superficie degli oceani. Risorse così preziose sono oggetto di acceso dibattito a livello internazionale, e sotto minaccia anche a causa del complesso contesto geopolitico. Dobbiamo capire come trarre beneficio dall’ambiente sottomarino, cercando di conoscerlo meglio, per continuare a proteggerlo e rispettarlo.

È poi è intervenuto l’Amb. Mario Vattani, Commissario Generale per l’Italia Expo Osaka 2025, che ha illustrato le caratteristiche del Padiglione Italia all’Expo 2025 e le opportunità che tale evento globale offrirà dal 13 aprile al 13 ottobre 2025 ad associazioni e imprese: “non si tratta solo di un’Expo in Giappone, ma di un’Expo asiatica, che poi diventa globale, e quindi non si ragiona più solo sul contesto Giappone, in quanto, anche se alcuni dei nostri stakeholder hanno già una posizione competitiva nel mercato giapponese, nel resto dell’Asia il ruolo dell’Italia può essere molto ampliato”.(Link al video di presentazione del Padiglione Italia a Expo2025 Osaka)

È stato quindi firmato il Protocollo d’intesa tra Federazione del Mare e Commissariato Generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, alla presenza di Nello Musumeci, Ministro per le Politiche del mare, che ha affermato: “Il Mediterraneo torna ad essere centrale nelle strategie economiche e militari internazionali. Ieri era un mare di frontiera, un mare che divideva secondo la logica dell’Europa di Yalta: secondo le due aree, quella Est e quella occidentale della Nato. Oggi il Mediterraneo torna ad essere un mare di cerniera, un mare che unisce. Torna alla sua antica vocazione, se vogliamo fare un richiamo alla storia”.

 

 

La registrazione dell’evento è disponibile nel Canale Youtube dell’Istituto italiano per gli studi storici: https://www.youtube.com/watch?v=q5graO97ojY