“Partecipare alle sfide della transizione energetica, digitale e tecnologica significa stare nel contesto attuale con consapevolezza e concretezza. I concetti di competitività e di sostenibilità non devono essere in contrapposizione tra loro. Devono invece andare di pari passo non solo per soddisfare i fabbisogni alimentari degli italiani, ma anche per rendere il settore più attrattivo per i giovani e accompagnare i pescatori nelle sfide della transizione”. Le parole della direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, sintetizzano al meglio il convegno“Mare Bene Comune: la pesca nelle sfide della transizione” organizzato da Federpesca presso il Museo dell’Ara Pacis.
I nostri più sentiti ringraziamenti al Dott. Scalera, Capo Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, della pesca e dell’ippica, MASAF, e all’On. Procaccini, europedutato, per aver ancora una volta dimostrato il loro continuo impegno e dedizione nell’ascoltare il nostro settore.
L’appuntamento romano è stato l’occasione per presentare “Mare Bene Comune”, progetto finanziato dal PO FEAMP 2014/2020, che ha visto il coinvolgimento di Federpesca quale capofila e della Stazione Zoologica Anthon Dohrn in qualità di partner. Realizzato nelle Marinerie di Sciacca e Molfetta, Mare Bene Comune mira a massimizzare l’impatto positivo che il settore della pesca può avere per combattere il problema dei rifiuti marini e contribuire alla protezione dei mari, alla conservazione delle aree marine protette, alla corretta gestione delle risorse biologiche e alla prevenzione dell’inquinamento marino, migliorando così la qualità dei prodotti ittici del Mediterraneo.
“Ringrazio la Cooperativa pescatori di Sciacca e l’associazione armatori di Molfetta che hanno permesso di coinvolgere 66 pescherecci a strascico e reti pelagiche, 198 operatori raccogliendo più di 8.000 kg di rifiuti in soli 3 mesi. Una dimostrazione di come le attività di pesca esercitate con il sistema a strascico contribuisce in modo sostanziale alla riduzione dei rifiuti in mare.” – ha continuato la Direttrice Biondo.
In un secondo momento, è stato discusso l’impegno dei pescatori nel cogliere le sfide della transizione ecologica, digitale ed energetica. Sfide che devono essere affrontate già nell’immediato per poter garantire al settore della pesca italiano un futuro sostenibile sia a livello ecologico, economico e sociale.
“Questo convegno diventa un’occasione per ribadire come anche il settore della pesca – se messo nelle condizioni di farlo – è pronto a guardare al futuro, nonostante chi vuole escluderci dalle trasformazioni in corso nel mondo sostenendo che è più semplice smantellare un settore così poco numeroso invece di accompagnarlo nella transizione. Una visione miope che non dobbiamo stancarci mai di condannare per cercare di invertire la rotta.” – ha così concluso la Direttrice Biondo.
“Transizione” è stata dunque la parola chiave durante i lavori, diventando così sinonimo di “opportunità”. L’Ing. Samarelli, il Dott. Dante di Oikonomia e il Presidente di Aero, il Dott. Mamone Capria, lo hanno raccontato bene durante i loro interventi. Fornendo così spunti di riflessione e nuove possibilità, che danno ottimismo e speranza a un futuro sostenibile del settore ittico italiano.
Energia, Aero: Eolico offshore e pesca possono convivere
“Il Mar Mediterraneo ha un’importanza ambientale, commerciale e geopolitica straordinaria. In questo contesto, l’eolico offshore offre una soluzione industriale strategica che, nell’interesse del Paese, permetta di conciliare la tutela ambientale, l’attività di pesca e le rotte commerciali con lo sviluppo di importanti capacità di produzione di energia rinnovabile”. È quanto ha dichiarato il presidente di Aero, l’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, Fulvio Mamone Capria, nell’ambito dell’evento “Mare Bene Comune, la pesca nelle sfide della transizione” organizzato nel pomeriggio del 14 dicembre da Federpesca a Roma. “Intendiamo rafforzare il percorso di confronto e di comunicazione con i pescatori delle grandi marinerie italiane, affinché gli impianti di produzione di energia eolica offshore possano rappresentare un’opportunità di ripopolamento di stock ittici e di habitat marini attualmente a rischio o già compromessi. Ne beneficerebbe l’ambiente marino e la stessa attività di prelievo. Accanto a questo obiettivo di medio periodo, le marinerie potranno proporsi per le attività di assistenza e di monitoraggio degli specchi acquei ove insisteranno gli impianti, soprattutto in quei periodi di fermo pesca stabiliti dalle Autorità competenti. Inoltre, progetti di acquacoltura in alto mare, già realizzati all’estero accanto agli impianti di eolico offshore, potrebbero creare una vera multifunzionalità dell’attività di pesca”, continua Mamone Capria.