Roma, 17 giugno 2021 – La Sezione della Spezia di ATENA (Associazione Italiana di Tecnica Navale), in collaborazione con il DLTM (Distretto Ligure delle Tecnologie Marine) e SEA FUTURE 2021, il 16 giugno hanno organizzato il webinar “La rotta della nautica: economia, salute, ambiente e futuro”, nel corso del quale si è discusso sui fattori che possono animare gli anni della rinascita del mondo della nautica dopo la crisi pandemica.
Nel suo intervento introduttivo, Laurence Martin, Segretario Generale della Federazione del Mare, ha illustrato la strategia 2021-2027 dell’Unione europea per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di trasformare l’economia blu dell’UE, per un futuro sostenibile, con azioni concrete da attuare entro 2030 e 2050 che coinvolgono tutti i segmenti del cluster marittimo italiano.
Un percorso che di recente ha registrato un’accelerazione significativa. “Parliamo del Green Deal che si prefigge tre obiettivi – ha affermato Laurence Martin – decarbonizzare, digitalizzare e assicurare la resilienza della nostra economia: sfide vitali per tutti i segmenti della nostra blue economy: shipping, porti, pesca, nautica da diporto e anche tutta la catena del valore. Ormai dobbiamo pensare in modo diverso – ha aggiunto – la pandemia Covid 19 è stata la scossa per velocizzare il rilancio dell’economia. E’ un invito ai governi, alla nostra industria ma anche ai cittadini del mondo, un appello per comportamenti diversi, più sostenibili e inclusivi”.
A livello europeo, le tre comunicazioni della Commissione sul Green Deal sulla strategia per la mobilità sostenibile e il piano per la ripresa europea puntano a promuovere la transizione verde e digitale e rendere l’economia europea più equa, più resiliente e più sostenibile per le generazioni future. “Il dado è tratto e non si può tornare indietro – ha affermato Laurence Martin – La Commissione di Ursula von der Leyen, con il piano intitolato “Trasformare l’economia blu dell’UE per un futuro sostenibile” presentato il 17 maggio scorso, intende proporre iniziative per l’innovazione e la sostenibilità ambientale in tutti i settori della, blue economy. Sono già state presentate le linee guida per l’acquacoltura sostenibile e, nelle prossime settimane, saranno adottate nuove disposizioni per il taglio delle emissioni del trasporto marittimo”.
“Se l’economia blu globale fosse paragonata a un’economia nazionale, sarebbe la settima più grande al mondo e farebbe parte del G7”.
Nell’Unione europea, l’economia blu europea fornisce 4,5 milioni di posti di lavoro diretti (molti dei quali in regioni in cui esistono poche alternative); comprende tutte le industrie e i settori connessi ai mari e alle coste, lem cui attività si svolgono sia in ambiente marino (trasporti marittimi, pesca e produzione di energia) sia a terra (porti, cantieri navali, acquacoltura terrestre, produzione di alghe e turismo costiero).
Si tratta di un segmento ampio e in rapida evoluzione della nostra economia, che nell’ultimo decennio ha adottato misure significative per modernizzarsi e diversificarsi.
Accanto ai settori tradizionali, sono in evoluzione e in crescita settori innovativi quali le energie rinnovabili oceaniche, la bioeconomia blu, la biotecnologia e la desalinizzazione, che offrono nuove prospettive e creano posti di lavoro.
La Commissione si basa chiaramente su una concezione sistemica che integra la politica in materia di oceani nella nuova politica economica europea e ritiene necessario collegare meglio tra loro la politica verde e la politica blu, estendendo l’approccio comunitario oltre i confini dell’UE e aprendo la strada a una governance internazionale degli oceani.
Un’economia blu sostenibile creerà opportunità concrete per la creazione di nuovi posti di lavoro e nuove imprese. “Da qui l’importanza dell’economia blu per un paese come il nostro ove le attività marittime annualmente producono beni e servizi per un valore di 34 miliardi di Euro (2% del PIL) ed acquistano presso le altre branche dell’economia forniture per 20 miliardi di Euro, fornendo occupazione a 530 mila persone”.
Tale visione è stata condivisa dai ministri dei 42 Stati membri dell’Unione per il Mediterraneo (UpM) che con la nuova Déclaration ministérielle de l’UpM sur l’économie bleue, si sono impegnati a cooperare e ad affrontare le sfide comuni nei settori chiave dell’economia blu per «promuovere politiche e strumenti di trasformazione come i cluster marittimi o la pianificazione dello spazio marittimo» e il passaggio a tecnologie low carbon e una blue economy circolare.
“La politica mondiale, comunitaria e nazionale – ha concluso il Segretario Generale della Federazione del mare – ha indicato l’obiettivo “emissioni zero” ma, purtroppo, non sono ancora chiari gli strumenti per raggiungerlo. Per questo, investimenti significativi in ricerca e sviluppo sono cruciali per poter innovare in modo “intelligente” così come sono necessari nuovi meccanismi per facilitare l’accesso alla finanza blu e green per poter concretizzare la transizione ecologica e attuare questa rivoluzione blu”.